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Intervista a COMA_COSE

di Paola Dellagiovanna (testo e domande)

Ad un mese dal Festival di Sanremo 2021 in cui sembrava  che per loro la classifica fosse un oscuro presagio, in realtà la canzone “Fiamme negli occhi” è diventata disco d’oro e la tendenza è quella di far crescere di molto ancora le vendite. Loro sono i COMA_COSE e noi li abbiamo intervistati.

  • Quanto conta per voi poter stare vicini sul palco e quanto secondo voi influisce sull’esibizione? Gli unici a poterlo fare in questo anno particolare

    • Ovviamente conta tantissimo! Per quella che è la nostra storia umana oltre che di coppia, fare le cose insieme è una fortuna gigantesca. Sicuramente l’alchimia che abbiamo nella vita di tutti i giorni è una chiave importante per le nostre esibizioni e probabilmente questo è un piccolo vantaggio.

  • Il vostro è un genere poco “Sanremese”, come vi siete trovati in questo ambiente?

    • E’ stato ed è abbastanza divertente. Certo non proprio una cosa che rifaremo 6/7 volte ma una cosa che specie in una edizione attenta alle novità come questa ci diverte molto.

      Ovviamente è anche molto stancante tutta la parte di interviste e ma siamo felici di raccontare la nostra storia.

  • Quali progetti avete ora, considerata l”impossibilita di esibirsi live e promuovere progetti musicali dal vivo?

    • Sicuramente il 16 aprile uscirà il nostro prossimo album che si chiamerà Nostralgia.

      E’ un progetto abbastanza Punk, abbastanza lontano da fiamme negli occhi. Andremo a toccare dei temi diversi e siamo felici di farlo!

      Siamo quelli della canzone romantica ma anche quelli de La rabbia o guerre fredde.

      Per quanto riguarda il live cerchiamo di essere ottimisti augurandoci di tornare presto sui palchi del paese.

      Sarebbe una boccata d’aria per un settore che ha sofferto moltissimo questo anno di Pandemia.

 




Sanremo, il regista del Festival: “Anche se a casa, tutti all’Ariston”

di Ufficio Stampa RAI –

Stefano Vicario: “La sfida di un Sanremo di cui ‘vedere’ il calore”

“Non nego che più che mai, quest’anno, la regia del Festival sia una sfida, a partire dall’assenza del pubblico all’Ariston. Ma cercheremo di far diventare anche questa un’opportunità perché, ad esempio, la contrazione dello spazio fa sì che riusciamo ad avere più agio nella ripresa: i carrelli delle camere in movimento si sono allungati, la scena è diventata più grande, l’orchestra si è ‘allargata’ per mantenere il distanziamento. Tutto questo ci consentirà di non far sentire il teatro vuoto, che è la nostra sfida più grande: il pubblico è a casa, ma c’è e trasmette calore. Una voglia di superare la barriera fisica delle mura dell’Ariston – come faremo ad esempio con la telecamera posta all’esterno che ‘entrerà’ nel teatro – che diventerà concreta e visibile e per la quale abbiamo lavorato a lungo con Maria Chiara e Gaetano Castelli per la scenografia e con il direttore della fotografia Mario Catapano per le luci”. Così Stefano Vicario, che torna a firmare la regia del Festival di Sanremo, racconta come cercherà di fare “entrare” il pubblico all’Ariston. Sarà anche l’occasione per sperimentare e “rischiare”, dice: “Per la prima volta – continua – utilizzerò una doppia camera sulla stedycam che si muove intorno al cantante. Nelle riprese musicali, gli stacchi delle inquadrature seguono il ritmo musicale, come se ‘battessero il tempo’, mentre con la steadycam il linguaggio delle immagini fa segnare una rottura, quasi una mancanza di sincronia. Ho pensato, allora, che avere due punti di vista, due camere – una larga e una stretta – sullo stesso asse, mi permettesse di dare una dinamicità alla ripresa molto più forte, recuperando anche il ritmo musicale. E per la prima volta utilizzeremo due operatori steady, Tony Buonaurio e Manuel Sperduti, che si daranno il cambio, vista anche la lunghezza dello spettacolo, ma in qualche occasione saranno presenti contemporaneamente. Forse è rischioso, ma ci proviamo, per dare anche nuances diverse, per evitare il rischio dell’“usura” della ripresa dello spettacolo. E per trasmettere quello che resta l’obiettivo al quale tutti insieme, con le grandi professionalità Rai, vogliamo arrivare: un ‘calore’ capace di essere più forte di questa distanza forzata e forzosa”.