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JAZZ&SAUDADE EXPERIENCE @ “Autunno in Oratorio”

di Sandra Pecchioli (testo) e Guido Nardacci (foto)

Stasera, 31 ottobre 2020, ho avuto l’onore di assistere, di persona, ad uno splendido web concerto (andato in onda il 1 novembre 2020 ndr) nell’ambito della rassegna “Autunno in Oratorio”, svoltasi nella suggestiva cornice barocca dell’Oratorio di San Filippo Neri qui a Genova, luogo che raccoglie tesori artistici inestimabili e poco ahimè, conosciuti persino ai genovesi.
Il mio intervento però, oltre ad essere un invito a visitare questo meraviglioso scrigno barocco sito in via Lomellini a due passi dalla trafficata piazza della Nunziata, è volto soprattutto ad elogiare un gruppo veramente notevole, che appunto stasera, si è esibito in questo contesto, il “JAZZ&SAUDADE EXPERIENCE”, band che ho avuto il piacere di conoscere in passato, composta da veri talenti quali FABRIZIO CATTANEO, uno dei più famosi trombettisti a livello italiano (e non solo!), ALESSANDRA CABELLA, voce suadente e delicata, donna dolcissima ed innamorata delle proprie passioni, che gentilmente mi ha accompagnato alla scoperta della bossa nova e del “samba” (non chiamatela al femminile, mi raccomando!);
BRUNO SARTORE al pianoforte, FABRIZIO CIACCHELLA al contrabbasso e MATTEO PINNA alla batteria, completano la formazione della serata, ma all’appello mancano altri due affermati musicisti, come ALFREDO FERRARIO al clarinetto e MAURO CALIGARIS al sax.
La dolce Alessandra mi racconta la sua passione per il Fado europeo e la musica brasiliana, in particolare il samba e la bossa nova; la band, studiando nel profondo le radici della musica popolare brasiliana, vuole far percorrere all’ascoltatore una sorta di viaggio ideale attraverso le terre e le atmosfere laddove quelle culture musicali sono nate e da cui poi si son propagato in tutto il mondo.
Il concerto inizia con il brano “DISCUSSÃO” di A. C. JOBIN e N. MENDONCA, molto mosso, nel quale il testo pare voler dire che non sempre si può avere la pretesa di aver ragione, ma dobbiamo lasciar scorrere, così come scorre il ritmo della canzone e come, nella realtà di molti di questi artisti, scorrono veloci le loro vite, vite intense e brevi, sregolate, spesso abusate da alcool, droghe e tabacco;
la canzone DINDI”, racconta di una donna eterea, nella quale si identifica la sua prima interprete, moglie di uno dei due autori (DE OLIVEIRA) anch’essa morta poco più che trentenne; Alessandra affettuosamente, la definisce “una carezza del cuore”…
Il terzo brano, “INFLUÊNCIA DO JAZZ” di C. LYRA, è come un’incitazione di riscatto rivolta al samba che, contaminato dal jazz, sembra aver perduto il suo ancheggiare, il “balanco”, tipico della sua vera essenza.
“NÃO DA MAIS PRA SEGURAR|EXPLODE CORAÇÃO” è un brano di GONZAGUINHA; siamo negli anni sessanta e rappresenta un’icona della musica popolare brasiliana, perché rispecchia perfettamente la loro anima; è una canzone molto viscerale che invita a far uscire da noi stessi ciò che il nostro sguardo può tradire, a manifesto delle nostre emozioni fin quasi a far esplodere il cuore, come “un parto che, dal dolore, fa nascere la gioia più bella”.
L’ultimo intenso brano, eseguito in duo voce e contrabbasso, è “ESTRADA DO SOL”, di A. C. JOBIN e DOLORES DURAN, una bossa nova dai ritmi più arcaici; narra di “scaglie di colore e luce”, di positività pura, induce ad abbandonare tutto ciò che è stato per assaporare quello che sarà oggi. Questa canzone fu fortemente desiderata da DOLORES che volle scriverne il testo; ancor più commovente se si pensa che proprio l’autrice di queste parole, sapeva già di soffrire di una malattia congenita al cuore che, di lì a pochi anni dopo, l’avrebbe condotta giovanissima alla morte.
Una malinconia struggente, la saudade, per la terra, la vita ed il “sentire”brasiliano, che si riscontra musicalmente nel dondolio dello swing, avanti e indietro, e nel balanco, l’ondeggiare lateralmente coi fianchi. Il dondolio temporale che questi brani inducono, la malinconia, si alternano ad espressioni più vive, gioiose, rapide e divertenti, che i JAZZ&SAUDADE EXPERIENCE, con il loro stile e bravura, sono riusciti a far rivivere in pieno, creando un’emozione pura nel cuore di chi stasera li ha ascoltati.
Ringrazio tutta la band ed in particolare la splendida Alessandra Cabella, che mi ha fantasticamente guidato all’interno di questa bellissima esperienza, facendomi non solo da Cicerone dentro un mondo che poco conoscevo, ma anche da traduttrice dei testi dei brani, così da poter apprezzare ancor più l’intima essenza della musica brasiliana.