Qual è la sfida più dura, fra quelle che hai raccontato nel libro, che hai dovuto affrontare?
Quale è la storia che rileggendola, continua ad emozionarti?
Pensi a scrivere un altro libro?
Potrebbe dal libro nascere la sceneggiatura di un film?
Intervista a F.U.L.A.
di Paola Dellagiovanna (testo e domande)
Dal 23 aprile è disponibile su tutte le piattaforme streaming e in rotazione radiofonica “Touty” (LaPOP) il nuovo singolo di F.U.L.A., all’anagrafe Oumar Sall, ventottenne italo-senegalese. L’artista inizia ad amare la musica dopo aver ascoltato Youssou N’Dour (attualmente ministro del turismo e della cultura in Senegal) dopodiché inizia ad appassionarsi di Afro Music alla quale unisce l’esercizio della break dance.
Dopo la scomparsa del fratello Malick in una traversata del Mediterraneo verso la Spagna, inizia comporre le sue prime rime, mentre si forma in lui il rifiuto di ogni convenzione sociale. Si trasferisce a Piacenza, dove trova nello sport un mezzo di integrazione e nel 2017 si sposta a Milano per dedicarsi alla musica e affinare le sue capacità liriche.
Nel 2020 si lega all’etichetta LaPOP e pubblica i singoli: “Occhio di falco”, “Nomade”, “Maldafrica”, “Sabar” e “Tutti i colori”. Contemporaneamente porta avanti insieme ad altri esponenti del contesto Afro Urban milanese il progetto “Equipe 54”. Ad un anno di distanza dalla pubblicazione di “Maldafrica” Oumar ritorna in Africa per continuare a creare, ad esibirsi e rafforzare il legame con la sua terra.
Quali sono i messaggi principali che vuoi dare nelle tue canzoni e cosa i giovani devono ancora comprendere della situazione africana?
“Dipende sempre dai contesti. Il mondo si evolve e i messaggi da dare sono tanti. Io cerco solo di raccontare e raccontarmi, per alcuni i miei messaggi possono essere superflui e per altri possono essere un esempio, e questo varia di volta in volta. A me piace solo mettere la mia vita in rima.
L’Africa è un continente, in quanto tale ha diverse realtà al suo interno. Quello che è successo a Touty può accadere benissimo ovunque nel mondo, io ho solo contestualizzato la storia in uno scenario familiare. In ogni caso è sempre bene che i giovani si informino su tutto quello che accade nel mondo, che sia in Italia o in Sud America”.
Cosa può fare la musica in questo senso, secondo te?
“La musica da sempre intrattiene oppure educa e denuncia, nel secondo caso può essere una vera e propria scuola per comprendere le dinamiche della società che vivi o di quella in cui vivono gli artisti stranieri”.
Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla musica?
“Ho iniziato a fare musica perché da piccolo ero fan di 50 Cent, Snoop Dog, 2Pac. Allora ho iniziato a scrivere testi perché mi piaceva e da lì non mi sono più fermato.
Di cosa parla il brano “Touty”
Parla del consumismo odierno e dei vizi di questo mondo che portano a far vivere le minoranze in condizioni estreme, tali da convincere una giovane donna incinta a scappare dalla sua realtà per tentare di garantire un futuro a suo figlio. Tuoty è mia sorella. Quel periodo fu davvero complicato, ero tornato in Calabria per le vacanze e l’annata non era stata delle migliori. Un giorno mi chiamò mia madre preoccupata dicendo che mia sorella Touty era scappata di casa, perché suo marito, ancora una volta, le aveva messo le mani addosso. Touty era in procinto di partorire, motivo per il quale quello per noi fu un momento di turbolenze”.
Il videoclip del brano è stato interamente girato a Dakar, in Senegal, come spiega il regista Manuel Marini “Con il videoclip di “Touty” abbiamo dato vita a un racconto autobiografico di F.U.L.A., nel quale una giovane donna senegalese, dopo aver affrontato mille avversità lungo il cammino, riesce a trovare la strada di un futuro migliore. Con l’aiuto di un produttore locale abbiamo avuto accesso a molte location non propriamente accessibili, immortalando dei momenti sospesi nel tempo, illuminati dalla splendida luce senegalese. In uno storytelling moderno Touty è una storia di speranza e di libertà, con uno sguardo al passato e uno più luminoso verso il futuro.
Pagina F.U.L.A. Facebook: www.facebook.com/realgriot
Pagina F.U.L.A. Instagram: www.instagram.com/fulamusicofficial/?hl=it
Dal 23 aprile è disponibile su tutte le piattaforme streaming e in rotazione radiofonica “Touty” (LaPOP) il nuovo singolo di F.U.L.A., all’anagrafe Oumar Sall, ventottenne italo-senegalese. L’artista inizia ad amare la musica dopo aver ascoltato Youssou N’Dour (attualmente ministro del turismo e della cultura in Senegal) dopodiché inizia ad appassionarsi di Afro Music alla quale unisce l’esercizio della break dance.
Dopo la scomparsa del fratello Malick in una traversata del Mediterraneo verso la Spagna, inizia comporre le sue prime rime, mentre si forma in lui il rifiuto di ogni convenzione sociale. Si trasferisce a Piacenza, dove trova nello sport un mezzo di integrazione e nel 2017 si sposta a Milano per dedicarsi alla musica e affinare le sue capacità liriche.
Nel 2020 si lega all’etichetta LaPOP e pubblica i singoli: “Occhio di falco”, “Nomade”, “Maldafrica”, “Sabar” e “Tutti i colori”. Contemporaneamente porta avanti insieme ad altri esponenti del contesto Afro Urban milanese il progetto “Equipe 54”. Ad un anno di distanza dalla pubblicazione di “Maldafrica” Oumar ritorna in Africa per continuare a creare, ad esibirsi e rafforzare il legame con la sua terra.
Quali sono i messaggi principali che vuoi dare nelle tue canzoni e cosa i giovani devono ancora comprendere della situazione africana?
“Dipende sempre dai contesti. Il mondo si evolve e i messaggi da dare sono tanti. Io cerco solo di raccontare e raccontarmi, per alcuni i miei messaggi possono essere superflui e per altri possono essere un esempio, e questo varia di volta in volta. A me piace solo mettere la mia vita in rima.
L’Africa è un continente, in quanto tale ha diverse realtà al suo interno. Quello che è successo a Touty può accadere benissimo ovunque nel mondo, io ho solo contestualizzato la storia in uno scenario familiare. In ogni caso è sempre bene che i giovani si informino su tutto quello che accade nel mondo, che sia in Italia o in Sud America”.
Cosa può fare la musica in questo senso, secondo te?
“La musica da sempre intrattiene oppure educa e denuncia, nel secondo caso può essere una vera e propria scuola per comprendere le dinamiche della società che vivi o di quella in cui vivono gli artisti stranieri”.
Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla musica?
“Ho iniziato a fare musica perché da piccolo ero fan di 50 Cent, Snoop Dog, 2Pac. Allora ho iniziato a scrivere testi perché mi piaceva e da lì non mi sono più fermato.
Di cosa parla il brano “Touty”
Parla del consumismo odierno e dei vizi di questo mondo che portano a far vivere le minoranze in condizioni estreme, tali da convincere una giovane donna incinta a scappare dalla sua realtà per tentare di garantire un futuro a suo figlio. Tuoty è mia sorella. Quel periodo fu davvero complicato, ero tornato in Calabria per le vacanze e l’annata non era stata delle migliori. Un giorno mi chiamò mia madre preoccupata dicendo che mia sorella Touty era scappata di casa, perché suo marito, ancora una volta, le aveva messo le mani addosso. Touty era in procinto di partorire, motivo per il quale quello per noi fu un momento di turbolenze”.
Il videoclip del brano è stato interamente girato a Dakar, in Senegal, come spiega il regista Manuel Marini “Con il videoclip di “Touty” abbiamo dato vita a un racconto autobiografico di F.U.L.A., nel quale una giovane donna senegalese, dopo aver affrontato mille avversità lungo il cammino, riesce a trovare la strada di un futuro migliore. Con l’aiuto di un produttore locale abbiamo avuto accesso a molte location non propriamente accessibili, immortalando dei momenti sospesi nel tempo, illuminati dalla splendida luce senegalese. In uno storytelling moderno Touty è una storia di speranza e di libertà, con uno sguardo al passato e uno più luminoso verso il futuro.
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Intervista a COMA_COSE
di Paola Dellagiovanna (testo e domande)
Ad un mese dal Festival di Sanremo 2021 in cui sembrava che per loro la classifica fosse un oscuro presagio, in realtà la canzone “Fiamme negli occhi” è diventata disco d’oro e la tendenza è quella di far crescere di molto ancora le vendite. Loro sono i COMA_COSE e noi li abbiamo intervistati.
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Quanto conta per voi poter stare vicini sul palco e quanto secondo voi influisce sull’esibizione? Gli unici a poterlo fare in questo anno particolare
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Ovviamente conta tantissimo! Per quella che è la nostra storia umana oltre che di coppia, fare le cose insieme è una fortuna gigantesca. Sicuramente l’alchimia che abbiamo nella vita di tutti i giorni è una chiave importante per le nostre esibizioni e probabilmente questo è un piccolo vantaggio.
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Il vostro è un genere poco “Sanremese”, come vi siete trovati in questo ambiente?
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E’ stato ed è abbastanza divertente. Certo non proprio una cosa che rifaremo 6/7 volte ma una cosa che specie in una edizione attenta alle novità come questa ci diverte molto.
Ovviamente è anche molto stancante tutta la parte di interviste e ma siamo felici di raccontare la nostra storia.
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Quali progetti avete ora, considerata l”impossibilita di esibirsi live e promuovere progetti musicali dal vivo?
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Sicuramente il 16 aprile uscirà il nostro prossimo album che si chiamerà Nostralgia.
E’ un progetto abbastanza Punk, abbastanza lontano da fiamme negli occhi. Andremo a toccare dei temi diversi e siamo felici di farlo!
Siamo quelli della canzone romantica ma anche quelli de La rabbia o guerre fredde.
Per quanto riguarda il live cerchiamo di essere ottimisti augurandoci di tornare presto sui palchi del paese.
Sarebbe una boccata d’aria per un settore che ha sofferto moltissimo questo anno di Pandemia.
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Intervista a Meazza
di Paola Dellagiovanna (intervista e testo)
Dal 19 marzo è in rotazione radiofonica il nuovo singolo del 27enne Meazza “Le parti peggiori”. Il brano prodotto da Ioska Versari per l’etichetta FLEBO e distribuito da Artist First, si trova anche sulle piattaforme digitali e su YouTube con il videoclip. Con questo nuovo brano il cantautore milanese, al terzo singolo dopo i precedenti “STRxxxO” e “Mari Stregati” (brano vincitore del Festival di Sannolo 2020), inquadra il progetto in un’atmosfera elettro-pop con un testo che tocca, questa volta, il lato oscuro delle relazioni amorose.
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Come sei diventato Meazza e dove è nata la passione per la musica?
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Tutto è iniziato nel 2018, quando ho comprato i primi strumenti e impianti per produrre brani in casa, prima a livello amatoriale e poi con produttore e musicisti. Suono pianoforte e chitarra ma amo cantare, questo è il mio strumento. Diciamo che la musica è parte di me fin dalla nascita. I miei due fratelli più grandi ascoltavano e suonavano, uno componeva. Ho iniziato a scrivere brani rap a 12 anni e li pubblicavo su “MySpace”, inoltre strimpellavo con la chitarra. All’inizio i supporter erano i miei fratelli ed amici. Mio padre mi ha fatto scoprire il cantautorato italiano e ho seguito anche i generi preferiti dai miei fratelli. Quindi mi sono approcciato alla musica in modo eclettico. Fino ai 18 anni il mio genere era improntato sul rap, per poi sperimentare, mischiare ed elaborare fino a raggiungere una sonorità in linea con quello che va oggi.
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Ora sei al terzo brano in uscita, è in previsione un album? Racconta qualcosa sull’ultimo singolo.
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Non sappiamo ancora se uscirà un album, il materiale c’è, come la passione e la voglia di fare, ma dobbiamo fare un passo dopo l’altro e pensare al futuro strada facendo, valutando cosa fare anche in base al periodo in cui stiamo vivendo. “Le Parti Peggiori” parla di relazioni travolgenti, di quei rapporti in cui il dolore è grande tanto quanto il sentimento. Quando dico “abbiamo dato il meglio per fare del peggio” intendo raccontare quelle storie in cui ci mettiamo d’impegno per ferire l’altro in un gioco di potere che finisce per far male anche a noi stessi. È un tema su cui vale la pena riflettere ma che, con il mio produttore abbiamo poi voluto vestire con un sound più leggero: ci piaceva l’idea di mettere in contrasto l’atmosfera elettro-pop con una tematica scomoda, volendo accogliere con il suono ma scuotere con le parole. Nel video queste dinamiche sono rappresentate dagli oggetti e i liquidi che mi travolgono in un crescendo che simboleggia l’escalation di certe discussioni. Alla fine però, anche lo sporco più sporco, se l’amore c’è, può essere lavato via.
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Il brano è abbinato a un “Love Test”, di cosa si tratta?
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E’ un questionario auto-ironico sulle relazioni a cui l’utente risponderà per approdare in modo creativo all’ascolto del singolo. E’ una cosa secondo me molto divertente, che crea un’interazione con il pubblico. E’ possibile trovare il “Love Test” al link: https://forms.gle/XRwoP9SW2DNnFKTZ9
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